Il governo italiano ha chiesto il riesame della sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo che boccia la legge 40 sulla procreazione assistita. La sentenza, emanata lo scorso 28 agosto, prevedeva tre mesi di tempo per l'eventuale presentazione del ricorso. E la decisione di 'opporsi' e' stata comunicata ieri da palazzo Chigi, proprio allo scadere dei termini previsti.
Così una nota di Palazzo Chigi: ''La decisione italiana di presentare la domanda di rinvio alla Grande Chambre della Corte Europea per i Diritti dell'Uomo si fonda sulla necessità di salvaguardare l'integrità e la validità del sistema giudiziario nazionale, e non riguarda il merito delle scelte normative adottate dal Parlamento né eventuali nuovi interventi legislativi''.
Immediatamente si sono riaccese le polemiche. Duro il giudizio di Livia Turco (Pd): «Molti di noi - afferma - avevano chiesto al governo di venire a spiegare in Parlamento le ragioni di un'eventuale decisione in questo senso. Mi dispiace molto che il governo, invece, non abbia sentito il dovere di farlo, scegliendo in modo clandestino di presentare ricorso. Una decisione, secondo me, del tutto sbagliata». Di ''fatto gravissimo'' parla Ignazio Marino, sottolineando come «sarebbe sorprendente che un governo tecnico ed europeista in economia non fosse altrettanto tecnico ed europeista quando ci sono da tutelare i diritti e la salute delle persone e anzi agisca in danno dei cittadini più poveri. Questi, in caso di ricorso - rileva - si vedranno discriminati nel loro desiderio di maternità e paternità mentre i più ricchi potranno rivolgersi alle cliniche per l'infertilità degli altri Paesi europei».
«Il ricorso, commenta Filomea Gallo, segretario dell'Associazione Luca Coscioni, rappresenta un tentativo disperato di salvare l'insalvabile: ovvero una legge 40 che 19 decisioni italiane ed europee stanno smantellando, perché incostituzionale e ideologica». Il portavoce di Fli, Giulia Bongiorno, affida invece a twitter il proprio commento: «Gravissimo errore ed ennesimo schiaffo alle donne la scelta di ricorrere alla Grand Chambre per salvare la legge 40».
Di segno opposto il giudizio del presidente Udc Rocco Buttiglione: «Se come pare il Governo avesse presentato ricorso alla Corte Europea a difesa della Legge 40 avrebbe fatto correttamente il suo
dovere. Il Governo - afferma - è tenuto a difendere in sede europea gli atti della Repubblica italiana»